ZainoinSpalla
Newsletter 13
Febbraio 2023
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Ciao,
la domanda che mi sto ponendo in questi giorni è "Non sarebbe meglio che mi
trasferissi al sud?". Oltre alle condizioni meteo decisamente migliori nel
periodo estivo (forse un po' troppo caldo per i miei gusti), il costo della
vita è drasticamente inferiore, la pressione antropica è anche questa
drasticamente inferiore (ma per questo occorre analizzare luogo e luogo) e
soprattutto sono vari inverni che al sud c'è un sacco di neve!!!
Ma poi ho messo in conto lo sbattimento della ricerca della casa e del
successivo trasloco e mi sono fatto l'idea che in fondo è più facile rimanere
qui a Milano, mettendo un po' più di tempo ed energia per cercare la neve, che
non spostare armi e bagagli sotto il 45 parallelo.
E cercando la neve, nella scorsa settimana ho fatto qualche giro ciaspolatorio
niente male.
Lunedì scorso, puntando a versanti nord, ho risalito l'amata Val Tartano (siamo
sopra Morbegno, per chi ha qualche lacuna in geografia), ma invece di puntare al
solito omonimo passo, ho deviato a sinistra per
i laghi del
Porcile... UNO SPETTACOLO OINK OINK OINK

Poi, mercoledì è stato il turno del profondo nord engadinese... non
accontentandomi della prima Svizzera che si tocca dopo il passo del Maloja, ho
fatto anche il Julier Pass e sono sceso a Bivio, per salire ciaspolo-munito al
Roccabella, una classica fabbrica della neve.
Non c'è che dire: la distanza è tanta, ma la soddisfazione della ciaspolata
compensa... almeno finché il vento non diventa troppo forte e si deve rinunciare
agli ultimi 200m che portano alla cima... ecco una ciaspolata che devo riprovare...
nel frattempo ho assolto la mia "missione": mettere in bella mostra dei posti
che pochi bazzicano, per solleticarti il velopendulo e spingerti ad andare anche
tu a vederlo

Dopo qualche giorno di dolce fankazzismo metropolitano, riparto alla volta della Val Gerola, dove
salgo alla Motta di Olano, proseguo alla casera di Olano e punto al Pizzo di
Olano, però dopo una cinquantina di metri di salita lungo il pendio che separa
il Pizzo di Olano da quello dei Galli sento il classico.... STUNF... di neve che
si stabilizza sotto le mie ciaspole. Da buon fifosky, faccio un veloce
retromarsh
accontentandomi del Motto... il Pizzo (già fatto d'estate) rimarrà per una
prossima occasione

E un'altra settimana è passata di riffa o di raffa.
Mentre nascondo nei
meandri delle memorie neuronali la vecchia idea del trasloco al sud, non mi
resta che pensare all'organizzazione della prossima settimana... che poi è già
questa in cui ti sto inviando la newsletter.
Buona montagna
Bicio
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La foto di oggi
La foto è dedicata alle quintalate di neve trovate al Julier Pass (o passo della
Guglia) in territorio svizzero. Neve compatta lungo la traccia da usare in
salita, polvere lungo la quale scendere e tracce di lepre variabile che ci hanno
anticipato (come sempre).
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Freddo alle mani?
Nella scorsa settimana il freddo è diventato più pungente o, per dirla in modo
più esatto, la temperatura è tornata sugli standard del periodo, visto che
finora abbiamo goduto di una primavera più anche anticipata (primavera che
stiamo ospitando anche adesso e te lo dico mentre invvio la newsletter con la
finestra di casa spalancata).
Ma quando fa freddo, questo si fa sentire soprattutto nelle zone più periferiche del corpo: la
testa, i piedi e le mani.
Oggi ti parlo di come proteggere queste ultime appendici (ultime, ma
indispensabili): le mani.
Uno degli equilibri più difficoltosi che abbia mai trovato nell'abbigliamento di
montagna, è proprio nella scelta dei guanti. Il mercato offre un sacco di
alternative e non è stato facile trovare il giusto compromesso tra praticità e
termicità. Fondamentalmente esistono 2 tipi di guanti:
- le moffole, che tengono unite 4 dita, lasciando libero solo
il pollice (nella foto sono i guanti 1 e 2, che si differenziano
solo dal materiale di costruzione: i guanti 1 sono in sintetico
imbottiti, i 2 sono in lana cotta, che è lana che è stata
opportunamente infeltrita con agenti chimici, per renderla più
fitta e isolante)
- i guanti "normali", dove tutte e 5 le dita sono libere
(nella foto i guanti n.3 sono quelli classici, i n.4 sono i
cosiddetti sottoguanti, perchè sono molto sottili e non vanno
usati da soli, ma solitamente vengono infilati sotto un altro
paio di guanti)

Le moffole sono meno pratiche per le operazioni di tutti i giorni (pensa solo
all'operazione di apertura della cerniera della giacca), però sono più calde di
analoghi guanti a 5 dita, fondamentalmente perchè passa meno aria tra un dito e
l'altro. In funzione del freddo personalmente adotto uno di queste soluzioni:
- freddo basso: uso i guanti a 5 dita (i n.3), che mi lasciano
maggiore liberà di movimento
- freddo medio: qui la temperatura bassa comincia a diventare
più importante della liberà di movimento e in questi casi uso le
moffole (la n.1 oppure la n.2)
- freddo intenso: sotto la moffola, ci metto i sottoguanti (i
n.4)

Ti chiederai il perchè di tutto questo arzigogolo: il giorno che non sentirai
più le dita delle mani per il freddo, avrai trovato la spiegazione
Qui troverai altri tutorial che raccontano le mie esperienze in montagna
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Dove sono
andato recentemente
Viste le condizioni
 | | Motto di Olano [T]
In realtà oltre al Motto si può arrivare senza colpo ferire alla
omonima casera, guadagnando poca quota e tanti panorami.
C'è anche abbastanza neve per fare qualche taglio interessante,
come documentato da questo video
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 | | Laghi del Porcile [E]
Una nuova ciaspolata (almeno per me, non certo per del decine di
scialpinisti/ciaspolatori che mi hanno preceduto) nel parco
delle Orobie Valtellinesi risalendo la Val Tartano.
Ho trovato una buona copertura nevosa, che hanno permesso anche
discese fuoripista (se
non sai cosa sono, qui c'è un vecchio video),
accompagnate da panorami al bacio.
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